Definita anche “restaurativa”, in essa convogliano principalmente tutte le tecniche ricostruttive di tipo diretto.
Esse sono atte a ripristinare l’integrità delle strutture dentali parzialmente persa in ragione di cause legate alla malattia cariosa, a parafunzioni intrinseche (serramento e bruxismo) ed estrinseche meccaniche (diapnosi, onicofagia, eterofagia) oltre che chimiche (erosioni su base alimentare), come nel caso delle cosiddette N.C.C.L. (non carious cervical lesions = lesioni cervicali non cariose), o ancora seguitamente ad eventi traumatici (fratture coronali e corono radicolari). L’odontoiatria conservatrice si prefigge di ricostituire la quota di sostanza mineralizzata persa.
I restauri diretti possono altresì supplire al raggiungimento di un pattern estetico precluso da anomali rapporti dimensionali nel diametro mesio – distale dei singoli elementi. Senza addentrarci in tecnicismi eccessivamente complessi, ci riferiamo a tutte quelle situazioni in cui morfotipo e dimensioni dei denti si discostino dai parametri e dai valori standard legati al sesso e all’etnia di appartenenza, creando una discrepanza detta “dentoalveolare”, che si manifesta clinicamente con la presenza di antiestetici spazi interdentali non dovuti a malocclusione o disallineamento, ma unicamente ad alterazioni nei diametri coronali. Funzione, forma ed estetica sono dunque gli obbiettivi di ogni terapia conservativa.
Tutto ciò è però subordinato ad una profonda conoscenza dei materiali compositi più moderni e performanti nonché delle loro caratteristiche chimico fisiche, che ne delineano un preciso percorso selettivo, consentendo così il raggiungimento di risultati eccellenti e durevoli. Le linee guida in restaurativa estetica impongono rigidi protocolli operativi, come il mantenimento di un “dry field” (totale asciugatura della sede di intervento) associato a tempistiche adeguate e non derogabili. I campi di applicazione di queste tecnologie sono molteplici, sia su elementi vitali che non, e si estendono dalla sostituzione a fini estetici di vecchi restauri in amalgama alla correzione delle discromie smalto dentinali, dal reshaping e recontouring in casi di dismorfie, sino alla ricostruzione pre protesica di monconi.
Quando, invece, si parla di tecniche indirette - in ambito purtuttavia conservativo - si fa riferimento a situazioni in cui la dimensione del restauro si estenda oltre i due terzi della porzione coronale del dente stesso.
In questi frangenti non è più possibile ricorrere ad un approccio diretto, ovvero eseguito in bocca al Paziente. Pertanto si procederà dapprima con degli incrementi diretti propedeutici (come nelle tecniche di cui si è già detto), quivi definiti build up. Questi saranno volti a consentire la corretta registrazione dell’impronta digitale, (collegamento ipertestuale ed immagine) che permetterà poi le fasi di modellazione e realizzazione in laboratorio di un manufatto. L’intarsio in disilicato di litio o in composito così ottenuto (definito a seconda dell’estensione intracoronale e dell’entità del coinvolgimento cuspidale inlay, onlay od overlay) verrà cementato con modalità adesive sul dente, preventivamente sottoposto a build up e preparato per alloggiare il restauro. Tale soluzione, che rientra ancora nel campo dell’odontoiatria conservativa, costituisce l’approccio con il massimo grado di estetica ed integrazione all’interno del cavo orale. La precisione del sigillo (non altrimenti perfettibile con modalità dirette su restauri di grandi dimensioni) unita alla possibilità di modellazione, caratterizzazione e polimerizzazione extraorale dà luogo al desiderato perfetto connubio tra la mini invasività e la maggiore predicibilità a lungo termine della terapia.
Presso il Nostro Studio potrete usufruire delle tecniche e delle competenze più evolute in tale disciplina, esercitate con rigore clinico e scientifico secondo lo stato dell’arte.
Vi invitiamo a prenotare una visita specialistica laddove desideraste conoscere le migliori soluzioni ai Vostri quesiti diagnostici.