Medicina estetica: filler
Apnee ostruttive del sonno come intervenire
TRATTAMENTO DELLE O.S.A.S (APNEE OSTRUTTIVE DEL SONNO)
O.S.A.S. è l’acronimo dell’inglese Obstructive Sleep Apneas Syndrome.
I dati epidemiologici relativi riferiscono una prevalenza generale sulla popolazione adulta variabile tra il 2% ed il 4% (non poco se si pensi a come questo corrisponda a circa 100.000 malati nella sola città di Milano), con maggiore predisposizione per il sesso maschile, dove in più dell’80% dei casi la diagnosi è tardiva e secondaria ad accidenti cardiovascolari direttamente correlabili.
I casi di O.S.A.S. riguardano, in più del 50% dei casi, Pazienti obesi.
Questa patologia, che via via è andata assumendo maggiore rilevanza, a seguito delle sue sempre maggiori implicazioni sociali, si manifesta nelle fasi profonde del sonno (S3 ed S4), durante le quali i Pazienti O.S.A.S. sperimentano innumerevoli episodi di apnea, ossia di interruzione del respiro (questa alterazione patologica prende anche il nome di respiro di Falstaff, con riferimento all’omonima tragedia Shakespeariana). Questo disturbo respiratorio, tipico dei forti russatori (il russamento notturno rappresenta la prima, importante, avvisaglia di un quadro di apnee incipiente), comporta una brusca e repentina desaturazione di ossigeno nel sangue e, per converso, a livello multiorgano (cerebrale e cardiaco principalmente).
Il deterioramento dei ritmi fisiologici del sonno (cicli circadiani) impone forti ripercussioni. Frequenti sono infatti la sonnolenza diurna ed i disturbi dell’umore, cognitivi e dell’attenzione e, nondimeno quadri di ipertensione e di epilessia secondarie.
Tutto ciò può impattare notevolmente sulla capacità di vita residua del soggetto affetto che, si è dimostrato, ha una probabilità molto più elevata di decesso a causa di morte improvvisa durante il sonno (quadri come la S.U.D.E.P., “Sudden Unexpected Death In Epilepsy” o la “morte cardiaca improvvisa” su base aritmogena maligna in Pazienti O.S.A.S.). Fino ai primi anni 2000 il fenomeno era stato analizzato quasi esclusivamente dal centro di medicina del sonno di Stanford, rimanendo perciò argomento di nicchia.
Grazie all’avvento di indagini strumentali come la polisonnografia ed esami ambulatoriali diretti, si è però giunti, nel giro di pochissimi anni, a screenare un campione significativo della popolazione, stilando il cosiddetto indice di apnea / ipopnea (A.H.I., ovvero Apnea Hypopnea Index).
Tale importante rapporto ha permesso di stabilire come il numero di apnee / ipopnee accettabile per ora di sonno non potesse essere superiore a 5, valore che la società italiana di medicina del sonno ha in seguito aggiornato e portato a 10. Tutto ciò desta un crescente interesse nella comunità scientifica, ancor più alla luce di come, negli Stati Uniti, sia stato introdotto questo parametro quale limite di legge per concedere le patenti di guida ad autisti di professione e conducenti di mezzi in genere.
Il rischio morte a seguito di complicanza acuta cardiovascolare viene confermato dalle statistiche stratificate, che parlano di un considerevole incremento degli eventi mortali per indici superiori a 20, in un’età inferiore ai 50 anni, fascia in cui a 4 anni dalla diagnosi il 20% dei Pazienti risulta deceduto.
Si tratta di una statistica severa, che ci fa comprendere come la sindrome O.S.A.S. sia paragonabile all’effetto di un cancro per numero di morti. Il trattamento medico tramite C.P.A.P. (Continuos Positive Airways Pressure) si prefigge di preservare il Paziente dagli effetti negativi delle apnee notturne, ed è spesso associato ad un approccio chirurgico di competenza otorinolaringoiatrica e maxillo facciale negli stadi estremamente tardivi e gravi.
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